Processione con gli Ulivi dall'oratorio verso la Chiesa
OGNI anno, nella Domenica delle Palme, ascoltiamo un Vangelo della Passione. Nell’anno B è il racconto di Marco. Gesù entra a Gerusalemme seguito dai discepoli e acclamato dalle folle. Tutti gridano «Osanna». Poi tutti scompariranno. Sul Gòlgota non ci saranno i discepoli, le donne osserveranno da lontano, alle voci di giubilo si sostituiranno quelle di scherno. C’è però un personaggio che rimane ai piedi della croce; una sola voce – la sua – a proclamare la vera fede: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». È un centurione romano, un pagano, eppure è la sua voce a nutrire la nostra fede. Egli può farlo perché si riconosce amato e perdonato da Gesù mentre prende parte alla sua crocifissione.
Capisce che non è lui a togliere la vita a Gesù, ma è Gesù a donare la vita per lui, peccatore, e per tutti noi, peccatori come lui. Gesù ha presentato il dorso ai flagellatori (I Lettura) e si è umiliato fino alla croce perché ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!» (II Lettura). Anche la lingua dei pagani, anche la lingua dei peccatori, come il centurione.
Fr Luca Fallica, Comunità Monastica Ss. Trinità di Dumenza