PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

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Domenica 23 dicembre 2018 - IV Domenica di Avvento

1ª lettura: Mic 5,1-4

2ª lettura: Eb 10,5-10

Vangelo: Lc 1,39-45

 

 

Un corpo mi hai preparato

 

 

Viviamo in una società che ha il culto del corpo. Palestre, piscine, personal trainers, drastiche cure dimagranti, ritocchini estetici, beauty farm, tatuaggi, ricerca esasperata dell’efficienza fisica… sono tutte cose che fino a pochi anni fa non conoscevano un boom così esagerato come in questi ultimi tempi. E tutto ciò, nonostante la grave crisi economica dalla quale, ancora, si fatica a uscire. Pensate che nel 2017, gli italiani hanno speso per il benessere e la cura del corpo qualcosa come dieci miliardi di euro, che, rapportati al numero di abitanti, non sarebbe neppure molto (circa 170 € a testa l’anno), ma se escludiamo i minori che ci auguriamo siano fuori da questo giro, la spesa è notevole.

Premesso che io sono un paladino della libertà dei figli di Dio (anche di quella libertà che porta l’uomo a peccare e allontanarsi da Dio, perché è Dio stesso che ha deciso di crearci liberi), per cui ognuno può fare dei propri soldi ciò che vuole, purché non leda i diritti degli altri e non crei disuguaglianze; premesso, altresì, che per quanto ci si dia da fare per mantenere l’efficienza fisica, “zucche e meloni – come dice il proverbio – hanno le proprie stagioni”: è bene che teniamo presente anche un’altra cosa, che entra in evidente contrasto con quanto detto finora, ossia che non esiste solo una cura eccessiva del corpo, ma anche un attacco frontale al nostro corpo, cioè alla salute fisica e mentale proveniente dalle molte dipendenze cui ci sottoponiamo.

Prendiamo anche solo due dei vizi più diffusi in Italia: tabacco e alcolici. Sempre nel 2017, gli italiani hanno speso qualcosa come 43 miliardi di euro per fumo e alcool, vale a dire, mantenendo le proporzioni di prima, qualcosa come 715 € a testa l’anno. È agghiacciante pensare che spendiamo 170 euro per sistemare il nostro corpo e 715 per distruggerlo… Se a questo aggiungiamo che le spese delle famiglie italiane per l’istruzione e la cultura ammontano a poco più di 12 miliardi di euro l’anno, arriviamo a scoprire che, a testa, la cultura vale 200 euro l’anno, mentre alcol, fumo e cura del corpo ne valgono complessivamente quasi 1000… Contraddizioni spaventose, per di più – è proprio il caso di dirlo – fatte sulla nostra pelle, nel vivo della nostra carne…

E il nostro Dio ha, nonostante tutto, il coraggio di preparare un corpo al suo unigenito Figlio che sta per venire nel mondo? Ebbene sì, lo fa. E lo fa anche lui con tutta una serie di contraddizioni che ci vengono narrate dalla Liturgia della Parola di oggi.

Perché non è del tutto logico che una ragazzina poco più che quattordicenne (l’età in cui le nostre ragazze si fanno portare fuori dal cancello della scuola in macchina da mamma e papà…) si faccia a piedi in fretta e furia – e per di più in dolce attesa – 150 km per andare da Nazareth ad Ain Karim a fare visita a una parente pure lei in stato interessante, nonostante la non più giovanissima età: ed era talmente di fretta che ha preso la scorciatoia della regione montuosa… quasi non stesse più nella pelle di andare a vedere quello che Dio stava operando in sua cugina, e di comunicarle a sua volta quello che stava per accadere pure a lei. Ma anche qui, gli schemi della logica saltano, e non solo perché Maria, entrando nella casa di Zaccaria, se ne fa un baffo del padrone di casa e saluta direttamente Elisabetta, ma perché quest’ultima aveva già capito tutto, come se già sapesse (e vi ricordo che WhatsApp ha iniziato le proprie comunicazioni nel 2009, quando Elisabetta era scomparsa già da almeno 2000 anni…). Chi gliel’avrà detto? Suo marito muto? Non penso proprio… Certo, lo Spirito Santo, il grande protagonista di tutte queste vicende prenatalizie: il quale parla a Elisabetta attraverso una danza, un movimento quasi illogico di un feto di sei mesi che balla di gioia al sentire la voce di Maria; un nascituro che è testimone della grandezza di Dio già da un momento – quello della gestazione - in cui la nostra società, con tutta la sua scienza, a volte ha il coraggio di dire che non è ancora vita finché non è nata, per cui – se ti è apparsa in grembo in maniera indesiderata e inattesa – puoi anche benissimo sbarazzartene.

Ma Dio non ci sta, e alle nostre contraddizioni contrappone le sue: fa nascere vita da un grembo sterile e da una ragazza che conserva la propria verginità; al figlio di una classe sacerdotale dona lo spirito dei profeti (con i quali, si sa bene, i sacerdoti non è che andassero più di tanto d’accordo), e invece che nel tempio lo fa predicare nel deserto; invece di donare al popolo un Messia discendente dalla stirpe regale della famiglia regnante di Giudea, come avrebbe dovuto essere, lo prende da una famiglia di falegnami della Galilea, regione non certo tra le più raccomandabili, sia dal punto di vista della sicurezza che della fedeltà a Gerusalemme.

Così fa Dio: contraddice la storia degli uomini facendosi uomo lui stesso, prendendo un corpo come il nostro, senza l’assillo di farne oggetto di culto, donandoci vita laddove tutto sembrava ancora assopito (come nel grembo di Maria) o definitivamente perduto (come nel ventre di Elisabetta).

Non ci resta che accoglierlo: oramai è qui con noi.

 

 

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