PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

Domenica 3 dicembre 2017 - I domenica di Avvento

I Domenica di Avvento – B                                                                                 Domenica 3 dicembre 2017

1ª lettura: Is 63,16b-17.19b; 64,2-7

2ª lettura: 1 Cor 1,3-9

Vangelo: Mc 13,33-37

 

Perché, Signore?

 

Si può mai sapere perché non c’è un solo attimo di pace, nella nostra vita? Anche nella più tranquilla delle ipotesi o delle situazioni, dobbiamo sempre tribolare per qualcosa! Sarà per la salute che non fa giudizio; sarà per lo stress che ci impedisce di vivere serenamente; sarà per il pensiero di un familiare che non trova lavoro; sarà perché quando il lavoro c’è, è pieno di problemi, reali o creati da chi è nato appositamente (“è fatto in bandiera”, diciamo dalle nostre parti) per mettere subbuglio; sarà perché c’è qualcuno che non ci lascia in pace e sembra divertirsi a farci del male: ce n’è sempre una! Per non parlare delle angosce e delle tribolazioni dell’umanità, che sfigurano il volto dei più poveri, in ogni angolo della terra, che li bombardano con ogni sorta di calamità, e che lasciano loro solo un frammento di gola per gridare la propria disperazione…

Se poi ci mettiamo pure del nostro…se anche i nostri comportamenti stentano a essere dignitosi, se i nostri limiti e i nostri vizi prendono il sopravvento su di noi…davvero diventa una fatica, il vivere quotidiano! E non stiamo parlando di gente che fa cose straordinarie o che è sulla bocca di tutti per la propria notorietà: parliamo di noi, gente comune, gente della strada, gente qualunque nel senso bello del termine, ovvero gente semplice… Gente che vorrebbe un minimo di tranquillità nelle proprie case, almeno quando rientra in casa la sera: e invece bisogna sempre stare in allerta, non si sa mai cosa può succedere, qualcuno può venire a farti visita (e non parlo certo di parenti e amici)… Che ansia!

Ci mancava di iniziare il nostro brevissimo cammino di Avvento, quello che conduce alla festa della serenità per eccellenza, con la parola di Dio che dice di “vegliare, perché non sappiamo quando il padrone verrà”, e non è bene che ci trovi addormentati…nemmeno il sonno, adesso, ci viene garantito? Insomma, questo “padrone”, che altro non è se non il nostro Dio, non può almeno lui lasciarci in pace, o meglio ancora, donarci pace? Con tutti gli interrogativi e le domande che già ci frullano nel cervello senza trovare alcuna spiegazione plausibile, ci viene davvero da chiederci: “Perché, Signore?”. “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema?”. Mica sono parole nostre! Certo, è il grido di tutta l’umanità: ma se il tuo profeta Isaia, protagonista di questo tempo di attesa, inserisce queste parole nel suo libro e le fa diventare per noi parola di Dio, un motivo ci sarà!

Non è per caso che spesso ci lasci davvero un po’ soli? Non è che per caso lo fai apposta, a lasciare che il nostro cuore si indurisca, smetta di amarti e così ci allontaniamo da te? Cosa c’è? Vuoi essere lasciato in pace? Vuoi fare un po’ di ferie, visto che le hai indietro dalla settimana della Creazione? Noi questi “perché” ce li facciamo in continuazione, quando ti sentiamo assente: e ci consola il fatto che Isaia, che di te ne sapeva (eccome!) si faccia interprete lui stesso di questo grido! Perché invece di partire per un paese lontano affidandoci le tue proprietà, o di stare su tranquillo in cielo a farti un riposino, non guardi giù un attimo da lassù a vedere in che stato siamo qui? Il tuo Isaia mica te lo manda a dire: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. Vieni giù un attimo a sistemare le cose, non aspettare Natale!

C’è da dire una cosa, però, e questa il tuo Isaia l’ha capita bene, e ha voluto farci sfogare un po’, in questo brano di esordio dell’Avvento, donandoci comunque un po’ di speranza. Apre e chiude il suo sfogo con queste parole: “Ma tu, Signore, sei nostro padre”. Forse, lo fai di proposito a “nascondere da noi il tuo volto e a lasciarci in balia della nostra iniquità”; infatti, “ti sei adirato perché abbiamo peccato contro di te”. Come fa un papà che si arrabbia quando il bambino la combina grossa: è meglio che non lo veda per un po’, che esca di casa a fare un giro, per evitare di scaricargli addosso tutta la sua rabbia, e per poi tornare al momento giusto a rimetterlo in riga, facendolo ragionare.

Può darsi davvero che sia così: e allora, Signore, se è così, fai come ritieni più giusto. Ma non lasciarci da soli, perché noi non siamo altro che un pugno di polvere, proprio come la nostra vita. Tu di questa polvere sei capace di farne un mucchio di argilla da vasaio: “Noi siamo argilla e tu colui che ci plasma”. Siamo, e vogliamo continuare a essere, “opera delle tue mani”. Ci fai questo regalo, per Natale? Grazie.