PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

Venerdì 19 aprile 2019 - Venerdì Santo nella Passione del Signore

1ª lettura: Is 52,13- 53,12

2ª lettura: Eb 4,14-16; 5,7-9

Vangelo: Gv 18,1- 19,42

 

Un abbraccio gratis, fra cielo e terra

 

Anni fa (credo fosse il 2004) Sydney, in Australia, nacque un movimento spontaneo che si autodefinì con il nome di “Abbracci gratis”: in poco tempo, grazie anche al potere dei social, si diffuse in molte altre città del mondo. Vi partecipano persone comuni che offrono, appunto, “abbracci gratis” ai passanti, in luoghi pubblici come parchi, piazze e grandi vie pedonali. Un’iniziativa originale, non c’è che dire, anche se a qualcuno può sembrare una cosa poco seria o può comunque sentirsi un po’ urtato nella propria sensibilità e riservatezza, perché non siamo tutti portati a cose di questo tipo, per di più in pubblico e da parte di sconosciuti.

Di certo, mi viene da pensare che non sia un’idea poi così originale come sembri… Ho già sentito parlare di un abbraccio gratis, dato a tutti, sulla pubblica via.

È un abbraccio un po’ particolare, perché chi lo ha donato, non aveva le mani e le braccia libere per farlo, bensì le aveva legate, anzi per la precisione, inchiodate, su una trave di legno. Forse, però, paradossalmente, fu proprio quella trave a permettergli di abbracciare molte persone, perché gli permise di stendere le sue braccia fra cielo e terra, in segno di perenne alleanza tra i due. Senza quella trave di legno, le sue braccia sarebbero miseramente crollate, prive di forza, consumate com’erano dal male che – ingiustamente – avevano subito. E allora danno vita all’abbraccio più originale della storia: un abbraccio gratis, universale, dato sulla pubblica via e, soprattutto, a braccia aperte.

Un abbraccio si definisce tale quando le braccia si chiudono intorno all’altra persona, e ricevono altrettanto. Questo abbraccio fra cielo e terra, invece, avviene a braccia aperte, perché il legno a cui sono affisse, legate, inchiodate, impedisce loro di chiudersi, dando vita, così, all’abbraccio più originale della storia: quello di Dio per l’umanità. Che avviene, tra l’altro, proprio nel momento di maggiore distanza tra l’uomo e Dio.

Perché mentre Dio allarga le sue braccia per accoglierlo in un abbraccio d’amore, l’uomo chiude le sue braccia, conserte, in una sorta di muro di indifferenza; mentre Dio apre le sue braccia sul legno della croce, l’uomo chiude la sua mente alla comprensione dell’Amore; mentre Dio apre le sue braccia sul legno della croce, l’uomo chiude le sue orecchie all’ascolto della sua Parola; mentre Dio apre le sue braccia sul legno della croce, l’uomo chiude i suoi occhi sulle atroci sofferenze che gli sta ingiustamente infliggendo; mentre Dio apre le sue braccia sul legno della croce, l’uomo chiude il suo cuore di fronte al dolore straziato di una Madre bisognosa di essere abbracciata, perché le hanno ammazzato il figlio, l’unico figlio, al quale non smette comunque di guardare con occhi gonfi di amore, come solo una madre è capace di fare.

E tutto questo, Dio lo fa in modo universale, aperto a tutti, a ebrei, latini e greci, come riportava l’iscrizione sopra la sua croce: ma neppure questo è di gradimento all’uomo, che ha qualcosa da ridire pure di quel cartello. Dio fa questo in modo gratuito, senza che l’uomo ne paghi il prezzo: e l’uomo, invece di accettarlo come dono, ci lucra e ci specula sopra al misero costo di trenta monete d’argento. Dio fa questo sulla pubblica via, perché tutti possano beneficiare del suo particolare abbraccio: ma l’uomo si affretta a togliere dalla croce quello spettacolo indecoroso dalla vista di tutti, perché era la vigilia di una festa, e la festa deve continuare, le tradizioni sono più importanti della vita. E allora l’uomo compie l’unica apertura nei confronti del Dio che lo abbraccia sulla croce: gli apre il costato con un colpo di lancia. Ma da quel costato aperto non scaturisce morte, come lui si aspetterebbe, bensì sangue e acqua, i due elementi vitali per eccellenza.

Questo è quello che è capace di fare Dio, nonostante tutto, quando l’uomo cerca di dargli morte: restituirgli vita, attraverso quell’abbraccio fra cielo e terra, universale, gratuito e dato sulla pubblica via.

Proprio come continua ad avvenire oggi, quando Dio spalanca le sue braccia per noi, sul patibolo quotidiano delle miserie umane, in questo eterno abbraccio fra cielo e terra, e noi gli chiudiamo tutto.

Dio apre le sue braccia a tutti, in maniera universale, a ebrei, latini, greci, arabi, cinesi, e chi più ne ha più ne metta, e noi chiudiamo le porte, chiudiamo i porti, ma soprattutto chiudiamo gli occhi, le orecchie, la mente e il cuore sulle sofferenze dell’umanità.

Dio apre le sue braccia in maniera gratuita, senza chiedere nulla in cambio, e mentre ci chiede di fare altrettanto, noi iniziamo a fare i nostri calcoli, e prima di pensare a donare qualcosa agli altri in maniera gratuita, mettiamo da parte qualcosa per noi, o peggio ancora ci inventiamo tutta una serie di teorie per cui neppure l’elemosina è più da fare, perché crea dipendenza, è assistenzialista, e genera fannulloni.

Dio apre le sue braccia sulla pubblica via, perché tutti, nessuno escluso, vengano raggiunti dal sangue e dall’acqua, lavacro di salvezza, e noi ci preoccupiamo di tenercelo per noi, rinchiuso nelle nostre chiese, al sicuro, perché si sa mai che qualcuno ce lo possa portare via.

Assurda contraddizione di un’umanità che vuole Dio tutto per sé, senza condividerlo con nessuno, per evitare che qualcuno glielo porti via, e poi lo mette in croce e lo trafigge a morte.

Impariamo da lui, ad abbracciare “a braccia aperte”, con un briciolo di umanità in più. E se qualcuno ci chiede un abbraccio, non esitiamo a donarglielo: ci è riuscito Gesù, con le braccia aperte inchiodate sulla croce, perché non dovremmo riuscirci noi? Lui ha preso il nostro posto: si è lasciato inchiodare le braccia sulla croce, e ha lasciato le nostre braccia libere, libere di essere usate per stringere tutti in un abbraccio pubblico, universale e, soprattutto, gratis.