PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

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Domenica 9 dicembre 2018 - II Domenica di Avvento - C

1ª lettura: Bar 5,1-9

2ª lettura: Fil 1,4-6.8-11

Vangelo: Lc 3,1-6

 

Sta in piedi sull’altura e guarda verso oriente

 

 

G7, G8, G20, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Banco Mondiale, Federal Reserve OCSE, OPEC…e chi più ne ha più ne metta: tutti nomi che solo ad ascoltarli fanno accapponare la pelle, se pensiamo a quanti soldi possiedono e al modo in cui li maneggiano, più o meno come noi maneggiamo i popcorn all’interno di un barattolo da cinema… Tra l’altro, ognuno dice la sua e cerca ovviamente di tirare l’acqua al proprio mulino. Poi, siccome alcuni dei paesi membri di queste organizzazioni internazionali hanno mulini dalle pale enormi, alla fine l’acqua (o meglio, i “liquidi”) passano sempre e solo attraverso i loro canali, che servono a irrigare dove già c’è verde, lasciando invece “al verde” molti altri paesi. Ognuno dice la sua, e riuscire a capire su chi ricada la verità e la giustezza delle affermazioni è impresa ardua. Di certo, non ricade mai sull’umile modesto parere espresso da paesi come il Burkina Faso, il Paraguay, il Bangladesh o l’Eritrea, giusto per citare i meno abbienti…

 G7 ci sono sempre stati, sin dall’antichità: Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode, Filippo, Lisania, Anna e Caifa, erano proprio sette (guarda caso…). Gente che contava, dall’imperatore massimo, figlio degli Dei, al pressoché sconosciuto Lisania di Abilene, che per dare maggior lustro al loro potere politico economico si avvalevano, all’interno di quell’anomalo G7, anche del potere della classe sacerdotale rappresentato dai due parenti Anna e Caifa, l’uno suocero dell’altro. Quanta ironia, in queste parole di Luca, che monta la scena a puntino, per mettere sotto i riflettori, i grandi dell’epoca di quell’insignificante parte dell’Impero Romano che era la Palestina: è tutto pronto, per poter affidare a uno di questi grandi le linee guida del governo politico, economico e religioso della zona.

E invece…depositario della parola di verità e della giustizia, non è nessuno di loro; è un altro, che per di più ha deciso di non vivere nei palazzi del potere. E avrebbe potuto farlo, visto che era figlio di Zaccaria, sacerdote del tempio di Gerusalemme, il cui servizio al tempio dava diritto a una sorta di vitalizio attraverso il quale anche i suoi discendenti in linea retta sarebbero stati in eterno sacerdoti, con tutto ciò che ne conseguiva.

Ma che questo figlio di Zaccaria, Giovanni, fosse un po’ particolare, lo si era capito subito, da come vestiva, da cosa mangiava, e soprattutto da come trattava farisei e scribi, colleghi di suo padre, depositari della verità legata al tempio di Gerusalemme. “Razza di vipere” era forse l’epiteto più tranquillo con cui li apostrofava; ma soprattutto a lui, figlio della classe sacerdotale, del tempio non importava nulla, tant’è vero che aveva deciso di vivere nel deserto, e di percorrere tutta la valle del Giordano, approfittando delle acque del fiume per immergervi (“battezzare”, se preferiamo) i peccati della gente che accorreva a lui e accettava di iniziare un cammino di conversione, ossia di cambio di mentalità.

Quale mentalità andava cambiata? Proprio quella che lui testimoniava con la sua stessa vita: che la verità dell’uomo non risiede nei palazzi del potere, dell’economia o della religione, ma solo nella Parola di Dio, che scende nel deserto su persone che, come Giovanni, accettano di farsi invadere dallo Spirito di Dio e di farsi condurre da lui, per mano, dove Dio vorrà. Foss’anche nel deserto. Perché il deserto, nella Bibbia, non è solo il luogo dell’aridità e della morte di ogni forma di vita; non è solo il luogo in cui il popolo d’Israele ha dovuto vagare per quarant’anni prima di entrare nella terra promessa; non è solo il luogo delle infedeltà del popolo, della sua mancanza di fiducia nei confronti di Dio, dove viene mandato a morire il capro espiatorio sul quale vengono gettati tutti i peccati del popolo. È anche il luogo in cui Dio parla al cuore del popolo, perché c’è il silenzio necessario per ascoltarlo; è anche il luogo in cui Dio rivela a Mosè la Legge, perché non c’è altra cosa che possa distrarre il popolo dalla comprensione della grandezza e dell’unicità di Dio; è anche il luogo in cui, nel momento della fame, della sete e dei morsi dei serpenti, Dio interviene con la sua misericordia a salvare il popolo che non può far altro che fidarsi di lui, proprio perché nel deserto c’è lui, e solo lui, che può salvarlo.

Dipende solo dal popolo: egli sa bene che Dio c’è, e che nel deserto può salvarlo con molta più efficacia di quanto lo salverebbero mille sacrifici offerti nel tempio o i potenti del G7 di turno. Ma il popolo deve accettare che Dio si riveli nel deserto, e deve accettare la fatica di camminare in quell’aridità che spesso sembra non portare a nulla. Come accade nella nostra vita di fede, dove spesso sentiamo Dio assente, come se non ci accompagnasse, come se non ci parlasse. Il deserto è fatica e aridità, è vuoto, è silenzio, ma è anche opportunità. È opportunità di continuare a camminare fidandosi esclusivamente di chi, nel deserto ci può salvare; è opportunità di continuare a percorrere sentieri, passando per burroni, vie tortuose, monti e colline, per giungere sull’altura e guardare verso oriente, l’unica direzione dalla quale il sole sorge, è sempre sorto, e sorgerà sempre.

Abbiamo, quindi, due possibilità: avere il coraggio di rimanere nell’aridità del deserto, di fidarci di Dio e di continuare a camminare guardando verso Oriente, da dove sorgerà il sole che ci dona la salvezza, oppure scegliere la via comoda di partecipare al G7 di turno, di attaccarci alle borse dei potenti, di diventare servili e accomodanti nei loro confronti, convinti che siano loro a darci le soluzioni giuste per affrontare le fatiche della vita di ogni giorno.

Chissà come mai, però, dopo oltre duemila anni di storia, l’umanità ha visto nascere e morire milioni e milioni di potenti e di G7, di cui forse rimarrà solo un nome scritto nei libri di storia; mentre una sola cosa rimane in eterno, ed è la Parola di Dio, che sorge come il sole da oriente, che si rivela nel deserto, e che Giovanni non ha avuto alcuna indecisione a seguire. Ora, a noi la scelta.

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